Privato

  




"In ogni caos c'è un ordine segreto"
(C. G. Jung)



Le relazioni sono complicate e a volte la logica che le regola è contraddittoria. I rapporti che viviamo (così come il-corpo-che-siamo) seguono regole la cui logica non ci è immediatamente chiara ma è lì sotto i nostri occhi e racconta qualcosa che ci appartiene e racconta di noi agli altri.

Ci sono due modi di determinare, in base all'espressione corporea, se una persona è bloccata. Il primo è quello di vedere se ha un buon contatto con la terra. 

Essere radicati è l'opposto di essere bloccati, fissati, appesi

Nel linguaggio del corpo avere i piedi per terra significa essere in contatto con la realtà; significa che il soggetto non opera sotto l'influsso di un'illusione, cosciente o inconscia. 

Se l'energia di una persona non fluisce con vigore nei piedi il suo contatto energetico e sensitivo con il suolo è molto limitato. 

Consideriamo quello che succede quando una persona è su di giri (metafora meccanica) o in uno stato di esaltazione. La caratteristica degli stati di esaltazione è la sensazione di avere i piedi sollevati da terra. 

Quando è su di giri per l'alcol, la droga, l'individuo ha molta difficoltà a sentire la terra sotto i piedi e il suo contatto è incerto. Questo accade anche in uno stato di innamoramento o per una buona notizia. 

Quando un individuo si muove nel suo ambiente apparentemente senza contatto con ciò che lo circonda diciamo che fluttua. 

La spiegazione di questo stato è che l'energia viene ritirata dai piedi e dalle gambe e si dirige verso l'alto. 

In uno stato di high il flusso dell'energia corporea va verso l'alto solo all'inizio, poi viene ritirata sia dal capo che dalla parte inferiore del corpo. 

Il viso perde colore, gli occhi diventano vuoti e lucidi, diminuisce l'animazione. Lo stato di high permane ed è dovuto al ritiro dal suolo. All'altra estremità il ritiro di energia dal capo produce uno stato dissociato della mente, che sembra galleggiare fuori dai confini corporei.

Il secondo sistema che permette di osservare la presenza di una fissazione è il portamento della parte superiore del corpo. Il più diffuso, soprattutto negli uomini (riguarda il confronto col padre) è l'appeso (hang-up). 

Le spalle sono sollevate e un po' squadrate, capo e collo sono inclinati in avanti. Le braccia pendono sciolte dalle articolazioni e il mento è sollevato. Un'analisi dell'espressione corporea rivela la dinamica di questa fissazione. 

Le spalle rialzate sono un'espressione di paura e il soggetto non può modificare questo atteggiamento perché non si rende conto di essere spaventato. 

La situazione che ha generato paura è ormai dimenticata e la stessa emozione è stata repressa. 

Queste posture non si sviluppano da una singola esperienza ma dall'esposizione ripetuta a situazioni spaventose per il soggetto. 

Questo atteggiamento di paura viene compensato portando avanti il capo, come per affrontare la minaccia o per vedere se la minaccia c'è davvero. 

Nel confronto fisico con un altro uomo tenere la testa avanti è pericoloso, quindi il soggetto mantiene un atteggiamento di negazione della paura e afferma col suo corpo: "Non vedo di cosa dovrei avere paura!

Questa postura influisce sulla parte inferiore del corpo e la persona spaventata avanza con passo leggero. 

La paura solleva da terra. Essere spaventati e al tempo stesso negare di esserlo crea una fissazione corporea. 

La persona non può avanzare perché ha paura ma non può nemmeno ritirarsi perché ha negato questa paura. E' emotivamente immobilizzata. 
      
Accade spesso che l'atteggiamento corporeo mantenuto a lungo perda la sua capacità di mantenere viva l'emozione che lo ha determinato (es. trattenere il respiro e la paura); in questo caso il corpo sviluppa una seconda natura che chiamiamo carattere (dal latino charactereimpronta) intorno al quale si delinea la personalità dell'individuo. 

La prima impressione che gli altri ci danno di se stessi è una reazione corporea che, centrando poi l'attenzione sulle parole e sulle azioni, purtroppo tendiamo ad ignorare in virtù del fatto che l'altro crea delle contraddizioni tra la sua comunicazione corporea e quella verbale.

Questo equivoco sensoriale genera confusione tra noi e gli altri.


Soggetto alieno

  




"Non mi hanno preso sotto le armi. Io non ero abile ma alienabile.
In caso di guerra ero da dare in ostaggio"
(Woody Allen)



L’alienazione è indifferenza e scissione, mancanza di potere personale e assenza di relazione nei confronti di se stessi. 

Alienazione è percepire un mondo indifferente ed estraneo.

"L’alienazione è l’incapacità di porsi in relazione con altri esseri umani, cose, istituzioni e anche con se stessi" (Jaeggi R.)

Un mondo alienato si presenta all’individuo privo di senso e di significato, come un mondo irrigidito e impoverito che non è il proprio, in cui non si è a casa in nessun luogo o sul quale non si può esercitare nessun influsso.

Il soggetto alienato diventa estraneo a se stesso, si percepisce non più come un soggetto attivo ed effettivo ma come un oggetto passivo, succube di forze sconosciute. 

"L’alienazione è laddove gli individui non si ritrovano nelle proprie azioni e dove non possiamo essere padroni dei poteri che noi stessi siamo." (Heidegger)

Per Carl Marx l’alienazione consiste nell’estraniazione da ciò che il Sé ha fatto, sono le nostre azioni e i nostri prodotti, le istituzioni sociali e i rapporti che noi stessi abbiamo realizzato a essere diventati potenze estranee.

L’essere umano produce se stesso e il suo mondo nello stesso atto. Egli si riconosce (riconosce la sua volontà e la sua capacità) nelle sue attività e nei suoi prodotti e trova se stesso attraverso il rapporto con essi. 

Egli si realizza in una relazione di appropriazione con il mondo come prodotto delle sue attività.

Una relazione riuscita con sé e con il mondo è un processo di esteriorizzazione, di oggettivazione delle proprie forze essenziali e l’alienazione è un fallimento di questo processo, è l’impedimento del ritorno a sé da questa esteriorizzazione. 

Ciò che fallisce è un movimento di ripresa che deve riconsegnare ciò che è stato esteriorizzato.

Chi produce lavoro o relazioni si esteriorizza al mondo, oggettiva se stesso o le sue forze essenziali in esso, e dopo se ne riappropria, in termini mediati, attraverso il prodotto. 

L’alienazione è la riappropriazione impedita delle proprie forze essenziali esteriorizzate e l’incapacità di potersi riconoscere nei loro prodotti. 

Quest’impedimento tende a formare una distorsione dell’immagine del soggetto.

Nella teoria dell’alienazione il rapporto con il mondo e il rapporto con se stessi sono co-originari. 

Il danneggiamento del rapporto con sé, il non poter disporre di se stessi dev’essere compreso come un danneggiamento del rapporto con il mondo.

Che si tratti dell’appropriazione della storia della propria vita, del compito di divenire se stessi attraverso le proprie azioni (Heidegger) o nell’appropriazione delle proprie attività (Marx), ci si riferisce sempre all’appropriazione del mondo e con essa all’appropriazione dei presupposti del proprio agire. 

"E' alienato chi non può rapportarsi a se stesso e ai suoi presupposti e non può farli propri" (Jaeggi R.)




Approssimazione a un Sè onnipotente



  

"L'uomo sarebbe onnipotente 
se potesse essere disperato per tutta la vita"
(Giacomo Leopardi)



La fissazione fondamentale del deviante sociale o del narcisista antisociale riguarda l'oggetto d'amore idealizzato e la tendenza a un transfert patologico con quest'oggetto della sua costellazione affettiva.

Intorno a questo desiderio nascosto di un oggetto idealizzato si creano gli strati della personalità deviante che non solo negano il desiderio ma lo portano a dichiarare il suo disprezzo per tutti i valori e gli ideali.

Per il deviante così come per il narcisista patologico c'è un iper-investimento difensivo del Sé grandioso acquisito dopo una dolorosa delusione data da un oggetto idealizzato o dopo la sua perdita.

L’ostentazione di attività onnipotenti e senza limiti e l’orgoglio del deviante per la sua capacità di manipolare spietatamente il proprio ambiente, servono a sostenere le sue difese contro la presa di coscienza del suo desiderio di un oggetto-Sé idealizzato perduto.

Contro il vuoto e la mancanza di autostima che sopraggiungerebbero se dovessero interrompersi le parole e le azioni del Sé grandioso deviante, il narcisista antisociale istituisce regole di seduzione e forte convinzione personale, pensieri rigidi e stereotipati, oltre un corollario culturale fatto di nostalgie e bellezze lontane.

Se lo psicoterapeuta con il suo lavoro volesse offrirsi a un paziente deviante o antisociale come figura ideale portatrice di un mondo di valori, non verrebbe accettato.

August Aichhorn fu un abile psicoanalista che con la sua particolare comprensione dei pazienti devianti riuscì a offrirsi in un primo momento dell’analisi come un’immagine speculare del Sé grandioso, per poi procedere in una velata mobilitazione degli investimenti idealizzati verso un oggetto-Sé idealizzato, senza disturbare la necessaria protezione del Sé grandioso creato in funzione difensiva.

"Una volta che si sia stabilito un legame tra paziente narcisista e psicoterapeuta e che si siano mobilitati gli investimenti idealizzanti, diventa possibile iniziare un processo di elaborazione e si può realizzare uno spostamento graduale dall’onnipotenza e dall’invulnerabilità del Sé grandioso all’onnipotenza e all’invulnerabilità di un oggetto idealizzato e alla necessaria dipendenza terapeutica da esso" (Kohut)




L'espressione verbale: compendio psicologico



"A volte è meglio tacere e sembrare stupidi
che aprire bocca e togliere ogni dubbio"
(Oscar Wilde)


L’energia che passa per il collo è di carattere mentale perché viene controllata coscientemente attraverso la parola e la respirazione. 

Non ha solo una funzione espressiva attraverso il linguaggio ma anche una funzione percettiva, perché la restrizione del collo concentra le sensazioni provenienti dal corpo e le rende più comprensibili. 

Quando l’energia può liberamente attraversare quest'area l'individuo percepisce il profondo senso dell’esistenza, il significato della forma delle cose e le vere intenzioni degli altri.

In altre parole ha un contatto con la realtà congruo ed efficace e non è vittima degli inganni degli altri o delle sue stesse fantasie.

Il flusso di questa energia può essere ostacolato quando al bambino viene impedito di esprimersi liberamente oppure gli si ordina di stare zitto. 

Il bambino è bloccato dalla paura di essere ridicolo e sviluppa una ricerca eccessiva di consenso sociale. 

Questo tipo di individuo è condannato a una frustrante esistenza di delusioni e rifiuti perché come scrive Bothorel: "Il consenso è alienazione gioiosa."

L’energia ostacolata nel collo avrà un ruolo importante nella scelta della professione e della realizzazione personale in età adulta. 

Il senso del reale, che ne può venir ridotto, provoca confusione nel soggetto e le scelte possono essere sbagliate o troppo influenzate dal pensiero altrui.

Col tempo la situazione può diventare grave e prodursi un blocco sia anteriore che posteriore del collo.

Il blocco anteriore causa una sensazione di soffocamento soprattutto in situazioni stressanti, le corde vocali sono tese e nel tempo la pelle del collo perderà tono per effetto di uno scivolamento sui tessuti muscolari sottostanti eccessivamente tesi. 

La voce si stanca facilmente, diventa rauca e la deglutizione è difficoltosa con possibile asma laringeo.

Nei casi cronici, più drammatici e gravi si manifesterà un’iperattività della ghiandola tiroide con ipertiroidismo, metabolismo accelerato, irritabilità, aumento dell’attività cardiaca e della temperatura.

Un blocco cronico anteriore del collo può portare a esaurimento dell’energia circolante e a una fissazione della fase di rilassamento, diminuzione dell’attività della ghiandola tiroidea, aumento della secrezione del TSH (ormone Tireostimolante) come meccanismo di compensazione e diminuzione di tiroxina, con aumento del volume della tiroide.

Il tono della voce indica il tipo di blocco in atto: 

1. Blocco nella fase di carica energetica, le corde vocale vibrano solo ad alte frequenze e la voce è acuta e stridula;

2. Blocco nella fase di scarica energetica, le corde vocali vibrano solo a basse frequenze e la voce è bassa e gutturale.

Il blocco posteriore del collo compare come tensione dei muscoli della nuca che causa mal di testa, tensione alle spalle e problemi odontoiatrici vari. 

Il cervelletto è parte di quest’area perché riceve energia dalla gola ed è separato dal cervello da un diaframma chiamato tintorio, quindi direttamente connesso alle attività e ai destini dell'espressione personale del soggetto. 

Il blocco in quest’area può provocare una forte vertigine, andando a colpire l’orecchio interno che è direttamente collegato con il cervelletto (sindrome di Menière). L'episodio si può scatenare per repentini rifiuti o generalizzati shock relazionali ai quali non si riesce prontamente a reagire.

La momentanea, intensa interruzione di flusso energetico nel collo può produrre cronici comportamenti o anche singoli episodi di onicofagia o suzione delle dita.

Un flusso di energia libera che attraversa il suo collo permette all'individuo di possedere un linguaggio libero e personale, che si traduce nella possibilità di creare nuove strutture nella realtà e metterle in relazione per organizzare il flusso di coscienza. 

Questa condizione consente al soggetto di trascendere i propri limiti, accedere a nuove opportunità ed essere creatore della propria realtà.

La persona dotata in questo senso ha una voce dolce, un atteggiamento diplomatico e molto tatto nell’avvicinarsi agli altri. 

Facilmente e velocemente impara dalle proprie esperienze perché ha una capacità elevata di simbolizzazione, per cui gli eventi della sua vita vengono memorizzati in narrazioni personali o cluster comportamentali psico-corporei. 

L'immagine che rappresenta meglio questo individuo è quella dell'artigiano esperto che con la danza dei suoi pochi gesti precisi realizza velocemente prodotti di alta qualità.

Questo tipo di individuo ha capacità nell’ascolto perché il senso corporeo più sviluppato quando il flusso energetico del collo è equilibrato è proprio l’udito, che dona all’intera persona una qualità spiccata di sintonizzazione ambientale e di sincronizzazione sociale. 


Terapia in sottrazione

   






"Scavando a fondo nella personalità ci imbattiamo in uno sconosciuto"

(Michelangelo Buonarroti)



La personalità è una formazione adattiva plasmata dall'evitamento dell'angoscia.
La sua forma è stratificata e il primo tipo di personalità è di natura dipendente. 
La dipendenza, in seguito alla naturale frustrazione dei legami, si sviluppa in una personalità paranoica. 

La paranoia, per esigenze di socialità e intimità nel corso dello sviluppo psico-fisico, si struttura e si stabilizza nelle varie forme adulte della personalità narcisistica.

Una personalità completamente sviluppata, matura, stratificata e sufficientemente adattiva è una personalità che declina in modo soggettivo i tanti aspetti del narcisismo, convergendone i vissuti egosintonici verso il raggiungimento di obiettivi congrui.

Ma il narcisismo ha aspetti egodistonici e la giusta calibratura delle potenzialità del soggetto narcisista si ottiene sottoponendosi a una psicoterapia.

Il lavoro psicoterapeutico tenta un percorso a ritroso: risalire alla personalità dipendente per riuscire a superare anche quest’ultima forma di difesa e affrontare la negazione delle realtà spaventose e dolorose che hanno precocemente terrorizzato l’individuo.

I passaggi che mettono in comunicazione i tre tipi di personalità sono le forme compensate: il borderline, che è la forma compensata del narcisista, costituisce la porta di accesso alla personalità paranoica. 

La schizotipia è la porta che consente una comunicazione con la paranoia, da un lato con il borderline narcisistico e dall’altro lato con la dipendenza nella sua forma compensata, cioè l’evitante con tratti ossessivi.

La psicoterapia procede dalle sintonie sadiche del narcisista, passando per le sofferenze del borderline, verso l’egoconfuso dello schizotipico, continuando nell’egodistonico dell’evitante-ossessivo, approdando alla realtà dipendente del soggetto bisognoso di legami, sostegno e rassicurazioni.

Schematicamente: il narcisista puro, così come l’istrionico o l’antisociale, debbono poter transitare attraverso gli aspetti borderline nella dimensione schizotipica sottostante. 

Da qui esplorare la realtà paranoica che soggiace al narcisismo e di seguito accedere ai propri bisogni di dipendenza attraverso i contenuti evitanti e ossessivi che ne costituiscono la forma compensata.

Terminato questo percorso di discesa negli strati più profondi e più antichi della personalità, ci si trova a un passo da quelle paure terrificanti e dai dolori mortiferi che hanno prodotto le difese e gli atteggiamenti di negazione.

A questo punto si esce dal territorio della volontarietà e delle regole conosciute. 

Questo è il luogo e il tempo dell’imprevisto e dell’insondato, non servono passi ulteriori, è necessario abbandonarsi alla sconosciuta essenza che esprime la vera natura dell’individuo.


Quanto riesci a farti male?

  




"La mia solitudine è un desiderio masochistico"

(Paul Auster)



Adulti che s’impegnano ripetutamente in atti di autolesionismo provengono quasi sempre da un’infanzia piena di abusi, mancanza di attenzioni, prese in giro crudeli e umiliazioni da parte dei caretaker (Mazza, Reynolds).

Questa correlazione ha portato molti clinici a considerare il significato dell’autolesionismo come un continuo coinvolgimento psichico con genitori distruttivi.

Esperienze di abuso sono tenute in vita nelle reti della memoria sociale implicita e fanno intrusione nella consapevolezza cosciente quando sono innescate da critica, rifiuto o perdita.

Data la correlazione fra esperienze negative di attaccamento e autolesionismo, il suicidio è stato visto come un ultimo atto di compiacenza del figlio nei confronti del genitore sadico: il figlio sente che il genitore desidera la sua morte e cerca di soddisfare questo desiderio (Green).

Ripetuti tentativi di suicidio sono rinforzati non intenzionalmente dalla scarsa risposta di personale sanitario, famiglia e amici (Schwartz). 

Questa forma di attenzione diventa un mezzo di regolazione affettiva simile ai richiami dei giovani primati, i cui livelli di endorfine calano in assenza della madre per poi risalire quando la madre ritorna e calma i suoi piccoli. 

La comparsa dei sanitari sembra agire allo stesso modo.

Anche gli oppiodi endogeni sembrano implicati in gravi casi di autolesionismo e suicidio (Van der Kolk).

In caso di ferita, le endorfine procurano l’analgesia per il dolore che ci permette di continuare a combattere o scappare (Pitman).

Il circuito dell’endorfina, in origine usato per affrontare il dolore, è stato adattato dalle reti di attaccamento e di connessione, che si sono sviluppate successivamente, per rinforzare con stati emozionali positivi il comportamento affiliativo. 

Il sistema dell’endorfina e il suo ruolo nella modulazione dell’attaccamento e della vicinanza, può essere centrale nella patologia borderline e può spiegare il fallimento del trattamento farmacologico con antidepressivi, il cui bersaglio è costituito dai sistemi neuro-trasmettitori serotoninergici e dopaminergici (Corrigan).

Gli effetti analgesici di queste sostanze morfinosimili possono spiegare anche i resoconti di riduzione dell’ansia e il senso di calma successivi alla procurata ferita o bruciatura.

La ricerca ha dimostrato che l’autolesionismo diminuisce, o cessa completamente, quando viene dato ai pazienti un farmaco per bloccare gli effetti calmanti e di rinforzo degli oppioidi endogeni (Pitman).

Il loro rilascio, in risposta alla paura e allo stress, può aiutare la maggior parte delle persone a modulare gli stati emozionali e incrementare le capacità di coping e di problem solving (Fanselow, Carroll).

Questo sistema può non venir attivato in condizioni normali nelle persone borderline, e l’autolesionismo potrebbe essere un modo per superare una soglia più alta di rilascio dell’endorfina. 

Quest’idea è sostenuta dal fatto che, chi riferisce analgesia durante un’automutilazione, mostra anche minore sensibilità al dolore, persino in stati di calma (Bohus).



Precisazioni su un carattere egoriferito

  



"Il carattere delle persone non si rivela mai 
così chiaramente come nel gioco"
(Lev Tolstoj)


Le tipologie caratteriali delle persone sono psicologicamente differenziate dalla qualità della struttura dell’Io cioè dal loro atteggiamento verso la realtà. 

Le persone possono essere differenziate rispetto al tipo di destino che riservano inconsciamente alla loro funzione genitale.

I caratteri orale e masochista sono classificati come tipi pregenitali: il loro contatto con la genitalità è insicuro, il loro atteggiamento verso la realtà è infantile o puerile. 

Entrambi sono strutture prive di armatura caratteriale. 

Si possono raggruppare in un’unica categoria tutte quelle forme caratteriali basate sulla genitalità, più o meno corazzate o più o meno sicure nel loro rapporto con la realtà.

Più la struttura caratteriale è nevrotica più si manifesterà come rigida a livello psicologico e somatico. 
Per questa ragione è definito rigido il carattere fallico-narcisistico.

Questa categoria comprende anche il carattere isterico, cioè la forma che il disturbo assume più spesso nelle donne. 

E’ comunque opportuno capire perché si fa una distinzione tra i tipi di struttura rigida maschile e femminile nel carattere narcisistico, mentre non si fa la stessa distinzione nella struttura del carattere masochista o orale.

Il problema dell’oralità e il problema del masochismo non differiscono nei due sessi perché si tratta di strutture pregenitali, mentre il problema genitale è differente per il maschio o la femmina.

Il disturbo fondamentale causato dalla rigidità colpisce in modo simile la funzione nei due sessi, ma il modello manifesto di comportamento sarà diverso a seconda del sesso.

"La formulazione del carattere fallico-narcisistico si è resa necessaria per raggruppare quelle forme caratteriali che stanno fra la nevrosi ossessiva e l’isteria" (Reich)

L’isteria non è un tipo caratteriale ma un sintomo. 

Mentre il sintomo è generalmente associato al carattere, in questo caso non è necessariamente così. La paralisi isterica si riscontra anche negli uomini. 

La formulazione del sintomo dipende da condizioni speciali mentre le dinamiche della struttura caratteriale sono fenomeni persistenti.

Le distinzioni tra il carattere coatto, il carattere isterico e il carattere fallico-narcisistico si basano su i tratti di personalità e non sulle dinamiche dei processi energetici coinvolti.

"Mentre il carattere coatto è prevalentemente inibito, contegnoso, depressivo, e mentre il carattere isterico è nervoso, agile, apprensivo, incostante, il tipico carattere fallico-narcisistico invece si presenta sicuro di sé, arrogante, elastico, vigoroso, a volte imponente" (Reich)

L’esperienza clinica di Alexander Lowen ha mostrato che questi tratti non sono così nettamente circoscritti. 

L’arroganza è spesso il marchio di individui con forti tratti coatti; elasticità e agilità possono essere confuse.

Questa confusione appare evidente nell’osservazione di Reich quando parla del carattere fallico-narcisistico: 

"L’espressione facciale rivela frequentemente durezza e lineamenti prettamente maschili, ma anche spesso, malgrado l’habitus atletico, lineamenti femminili, da fanciulla"

Reich e altri analisti usarono la definizione carattere isterico per descrivere i tipi caratteriali sia maschili che femminili. 

Lowen preferì limitare il carattere isterico alla struttura femminile per la semplice ragione che la descrizione del carattere isterico maschile assomiglia al tipo di struttura passivo-femminile, che è un tipo misto di personalità più vicino al masochismo.

Il tipo passivo-femminile può essere considerato una delle suddivisioni interne del problema generale del masochismo, quello che Freud chiamò il tipo femminile di masochismo. 

Il carattere fallico-narcisistico descrive una struttura della personalità che è fondata nella realtà e ancorata nella genitalità per mezzo di difese dell’Io che sono invece assenti nelle strutture pregenitali.